“hic Lupus in Grados insula, quae non longe ab Aquileia est (…)”
Con queste parole, nell’ottavo secolo, il cronista cividalese Paolo Diacono descrive, nella sua Historia Langobardorum, l’attacco condotto dal duca longobardo Lupo contro l’Isola di Grado.
Un passo importante, che racconta della contiguità fisica e, se vogliamo, storica tra Aquileia e il castrum di Grado, in un momento in cui le divisioni e le conquiste del suolo italico da parte dei Longobardi erano in piena evoluzione.
Momento iniziato dopo la calata degli Unni, di origine siberiana, guidati da Attila, che vide la fine della grande metropoli aquileiese, parzialmente devastata e con le sue genti costrette a cercare riparo nelle isole della vicina laguna.
Difatti, la natura insulare di Grado, che garantì le genti aquileiesi, era da sempre stata tenuta in massima considerazione nel sistema portuale e commerciale della quarta città dell’Impero, adagiata com’era sul fiume Natissa, al riparo dai capricci del mare e degli attacchi diretti da quel fronte.
Il termine gradus indica difatti la presenza di uno scalo, al punto d’incontro tra le placide acque lagunari e il mare Adriatico, definito dagli antichi inquietus, per i repentini e violentissimi venti che lo spazzano a tratti.
Ed è qui che iniziava l’articolato sistema del porto fluviale di Aquileia.
Sempre a seguito dell’invasione longobarda, nell’anno 568 il Patriarca Paolino vi trasferì la sede del Patriarcato di Aquileia, facendo così assurgere l’isola a una posizione politica e religiosa di primissimo piano, come testimoniato anche dalla costruzione di primi nuclei delle basiliche di Santa Eufemia e di Santa Maria delle Grazie.
La storia di Grado, qui non facilmente riassumibile, a seguito poi della parziale ricostruzione di Aquileia attorno al X secolo e alla divisione tra domini bizantini, cui appartenne e quelli longobardi, conobbe un inesorabile declino, a favore di quella di Venezia, cui ne garantì sostanziale continuità: a partire dal XII secolo, la sede patriarcale fu trasferita de facto a Venezia, assieme all’evangeliario di San Marco. Si narra difatti che il discepolo di San Paolo Apostolo sbarcò proprio in prossimità di Aquileia per intraprendere la sua opera di evangelizzazione.
Si avvicendarono poi molti secoli d’isolamento quasi eremitico per Grado, diventato centro peschereccio della vasta laguna controllata da Venezia fino al 1797, quando con il trattato di Campoformido i territori lagunari passarono sotto la casa d’Austria.
Ed è proprio durante la reggenza degli Absburgo che sull’isola si svilupperà la nota e apprezzata vocazione turistica, che l’ha resa un vero e proprio fiore all’occhiello nel turismo balneare della Mitteleuropa.
Basti pensare che già sul finire dell’800 fu costruita una ferrovia che giungeva sino al margine della laguna di Grado, provenendo da Vienna. Poi, un canale navigabile appositamente scavato, permetteva di condurre il nascente flusso turistico agli stabilimenti dell’Isola d’Oro. In questo periodo le austere strutture del castrum s’ingentiliscono grazie alla costruzione di numerosi, elegantissimi hotel, destinati a supportare il turismo balneare e terapico.
Difatti la Grado di oggi, accanto alle vestigia di un articolato passato, offre dei modernissimi stabilimenti termali, in ulteriore fase di riqualifica e ampliamento che, assieme alle spiagge e in continuità con la sua secolare tradizione recettiva che la pone al primo posto, come meta d’elezione nel panorama balneare della regione Friuli Venezia Giulia.
Il principale monumento cittadino, la Basilica di Sant’Eufemia –martire di Calcedonia condannata ad beluas da Diolceziano– è conservato nella sua originaria struttura architettonica. Fu il vescovo Elia (571-586) a terminarne la costruzione consacrando la chiesa il 3 novembre 579 e dedicandola alla Santa. Il maestoso interno diviso in tre navate mostra i tratti tipici dell’architettura basilicale bizantino-ravennate. Perduta l’originale decorazione parietale esso si presenta oggi alquanto spoglio, mentre sono bene conservati i mosaici, tra cui spicca quello pavimentale decorato con motivi geometrici.
Interessantissimo anche il battistero, annesso alla basilica, con l’orto lapidario allestito con le epigrafi sottratte al mare e provenienti dalla rovina subacquea di San Gottardo.
Il mare e la laguna attorno a Grado sono difatti ricchi di testimonianze e relitti d’ogni epoca, come ad esempio la nave oneraria romana Julia Felix o il brigantino Mercure, l’unico relitto di nave del Regno Italico, la più antica nave battente la bandiera tricolore.
Grado oggi offre al turista una molteplicità unica di suggestioni, che spaziano dai policromi tramonti lagunari al caldo abbraccio del borgo antico, ricco di angoli e di locali tipici dove si può degustare una cucina autentica, basata sulle antiche tradizioni pescherecce, che hanno fatto dell’isola vero e proprio centro di riferimento lagunare.
Proprio per favorire l’economia della pesca, inizialmente nata per motivi di sussistenza, si sono sviluppate e affinate delle tecniche costruttive delle imbarcazioni in legno, costruite nei tipici squeri dai maestri d’ascia, a testimonianza di una continuità con la tradizione ancor oggi non del tutto sopita.
Ma Grado è anche turismo nautico, con le sue darsene e i suoi Yacht Club, che garantiscono una capillare rete di servizi dedicati.
Una serie di campeggi e villaggi vacanza attrezzatissimi e per tutte le esigenze, congiuntamente alla presenza di un importante golf club con green a 18 buche, completano l’attraenza del luogo, senza dimenticare la fitta rete di piste ciclabili e l’oasi naturalistica della Val Cavanata, da cui si può ammirare in prima persona la vita del delicato ecosistema lagunare.
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