Miramare, con il suo castello, è un affascinante compendio del mondo mediterraneo e di quello nordico. Con rimandi, nel suo corollario naturale, a quello lacustre delle isole Borromee del lago Maggiore: rappresenta un punto di assoluta attrattiva per Trieste e per la regione intera.
Anno 1855; a Massimiliano d’Absburgo, fratello cadetto dell’Imperatore Franz Joseph salito al trono nel ‘48, venne l’idea di edificare una dimora su un promontorio selvaggio, a breve distanza dalla baia di Grignano. Una dimora che doveva esser necessariamente corredata da un sontuoso parco, ove egli potesse coltivare il suo amore per la botanica. Dopo alcuni ripensamenti, il progetto scelto fu quello dell’architetto viennese Carl Junker.
Di gusto neomedievale, il castello s’adagia sul promontorio da cui spazia la vista sul golfo. Un golfo che per brevissimo tempo ospitò il Reale d’Austria, con la sua compagna, Carlotta, figlia del re del Belgio, sposata nel ’57. Alloggiò con lei dapprima nel Castelletto, struttura di gusto simile oggi adibito a sede della Riserva Marina di Miramare, e poi, per un brevissimo lasso di tempo, nell’edificio principale: ha avuto l’opportunità di viverci solo al primo piano del palazzo.
Il secondo fu ultimato quando egli era già partito per il Messico ove, con l’appoggio di Napoleone III, fu proclamato Imperatore.
I governi stranieri e parte degli stessi autoctoni non riconobbero il suo governo e fu fucilato dagli oppositori repubblicani, dopo l’abbandono dalle truppe francesi del Messico, il 19 giugno del 1867.
Carlotta, dopo aver seguito il marito in Messico durante l’insediamento, nel ’64, tornò in Europa per ottenere attenzioni alla causa del marito, rimanendo sostanzialmente inascoltata sia a Parigi che a Roma. Qui si manifestarono i primi segni di uno squilibrio mentale, che si aggravarono al suo ritorno a Miramare, dopo la fucilazione del consorte. Trascorse il resto di suoi giorni in Belgio, presso la tenuta di Bouchout.
Il castello di Miramare deve il suo nome al ricordo che Massimiliano serbava sui castelli spagnoli da lui visitati che, dai luoghi da cui s’affacciavano sull’Oceano Atlantico, si poteva ‘mirare el mar’.
Ma un’attrazione non secondaria per questo fascinoso luogo è rappresentata dal parco di circa ventidue ettari, ricco di quelle essenze esotiche che Massimiliano stesso scelse durante i suoi numerosi viaggi per mare, in qualità di ammiraglio della flotta militare austriaca.
Se l’organizzazione estetica del parco è ancora una volta opera del viennese Junker, è il boemo Jelinek ad aver curato la fine disposizione delle essenze vegetali, conferendo così all’insieme un tratto quasi di wunderkammer, ove cedri del Libano convivono con sequoie e ginko biloba.
E il rapporto tra acqua, capricci architettonici e profumi mediterranei e nordici è concluso dall’enigmatica presenza di una sfinge egizia, che dal porticciolo accoglie – o saluta – il visitatore giunto via mare.
In definitiva, Miramare può esser interpretato come un luogo in cui il genius loci si riassume, distillato tra le reminiscenze dell’Impero, tra gli slanci cromatici del mondo mediterraneo e gli ardimenti estetici figli di un momento storico in cui progresso e futuro costituiscono l’ordito del quotidiano vivere.
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