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Il Friuli Venezia Giulia, fin dai tempi più remoti, è sempre stato crocevia da e per l’Europa centrale e orientale.
Probabilmente, i primi insediamenti antropici in regione sono riferibili all’esistenza di una strada conosciuta come ‘la via dell’ambra e dell’ocra’e i ritrovamenti archeologici testimoniano la convivenza nel Friuli di diverse popolazioni come i Veneti, i Carni e gli Istri.
Nella zona specifica del territorio tra Monfalcone Duino, le fonti scritte, come la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio o le Storie di Tito Livio, raccontano come in epoca romana il territorio fosse caratterizzato da un ampio bacino lagunare, chiamato lacus Timavi.

Questa grande laguna litoranea era punteggiata da alcune emergenze insulari, note come l’isola della Punta e l’isola di S. Antonio, che costituivano le più settentrionali delle insulae clarae citate da Plinio.

Si trattava nello specifico di un’unica isola, il cui cordone centrale risultava sommerso durante le alte maree, conferendole l’aspetto di due isole distinte.

La presenza romana in zona è documentata da Livio già nel 178 a. C. e ciò è testimoniato dal fatto che, a pochi anni dalla fondazione di Aquileia del 181 a.C., il console Aulo Manlio Vulsone mosse guerra contro gli Istri, che insediavano la zona con attacchi condotti per terra e per mare a discapito della popolazione veneta, che intratteneva fruttuosi rapporti commerciali con i romani.

La zona del lacus Timavi è individuabile anche nella Tabula Peutingeriana, una rivisitazione medievale d’uno stradario d’epoca romana, ove è sottolineata l’importanza della strada che da Aquileia traduceva sino in Istria, in quanto nell’area del Timavo si era sviluppato sin dall’antichità un vero e proprio nodo viario, legato alle fortune del porto naturale più interno dell’Adriatico.

Il percorso era frequentato al punto  che, nella zona di San Giovanni di Duino, fu edificata una mansio, cioè un luogo di sosta per viandanti e per il foraggiamento o la sostituzione dei cavalli.

Per il mondo romano, la viabilità rappresentava una risorsa strategica, permettendo e agevolando la circolazione delle persone, delle merci e la condivisione delle materie prime. Ma anche la condivisione delle idee e dei culti, come racconta il tangibile esempio della grotta sita poco a monte della foce del fiume Timavo e dedicata a Mitra, antichissima divinità persiana, simbolo della luce solare fecondatrice della natura, il cui culto giunse in Italia dopo la guerra di Pompeo contro i pirati della Cilicia, nel 67 a.C..

La linea costiera d’allora, inoltre, era punteggiata da una moltitudine di ville di varia grandezza, caratterizzate da una piccola portualità e dalla presenza di attività produttive e di allevamento di pesci e molluschi.

Alcune di queste, come ad esempio la Villa della Punta, si son rivelate preziosa fonte di testimonianze del passato, quali magnifici affreschi o addirittura un’imbarcazione, preservasi in parte dell’opera viva e oggi musealizzata ad Aquileia.

L’unico testimone ancora vitale del grande complessivo sorto al limitare del lacus Timavi è rappresentato dalle Terme Romane di Monfalcone, il cui edificio racchiude e sintetizza nelle sue stratificazioni e nella sua metamorfosi il complesso lascito storico e culturale della zona.

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